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Cannone del Gianicolo, una tradizione che si ripete da 100 anni

gianicolo

Nella splendida terrazza del Gianicolo, sotto la statua che ricorda a memoria imperitura il grande Eroe dei due mondi “Giuseppe Garibaldi” (alla base della statua vi è scritta la celebre frase “O Roma o morte”) é posto dal 24 gennaio 1904 un cannone che spara, a salve, a mezzogiorno in punto, che ci sia pioggia, sole, caldo, freddo, neve, non importa.

Se arrivi prima delle 12, prenditi del tempo e ammira il meraviglioso belvedere che cattura lo sguardo e ti fa innamorare subito della città eterna (qualora tu non lo fossi già).

Questa tradizione nasce prima del 1904, infatti il Pontefice Pio IX dal 1847 volle istituire lo “sparo” del cannone per fare in modo che le campane di tutte le chiese di Roma suonassero nello stesso momento.

Dal 1° agosto 1903 il cannone sparò da Monte Mario, dal luogo dove oggi è l’Hotel Cavalieri Hilton, poi invece venne spostato direttamente dove ancora lo puoi ammirare.

Il Gianicolo prende il nome da una delle più antiche divinità  romane “Giano” che era bifronte, cioè raffigurato con due volti perché poteva guardare sia il passato che il futuro, ed era il portatore della civiltà e delle leggi fra i popoli primitivi del Lazio.

La sua dimora infatti era il Gianicolo, che in latino vuol dire proprio luogo abitato da Giano, colui che regna su ogni luogo di passaggio (Giano deriva dal latino, “porta”,”uscio”), infatti la sua casa era su questo colle perché simbolicamente il Gianicolo fungeva emblematicamente da porta della città verso l’esterno.

Nell’epoca più tarda, parliamo di quella garibaldina, il Gianicolo è venuto alla fama perché non ci sono solo le grandi statue equestri di Giuseppe Garibaldi (il condottiero che con soli mille uomini, dopo dure battaglie, ha unificato l’Italia) e della sua amata Anita,  ritratta a cavallo da vera eroina (all’interno della base sono deposte le ceneri di Anita dal 1932), ma anche i mezzi busti di tutti i militari che combatterono contro i francesi quando questi nel 1849 attaccarono la città.

Ma che succede alle 12 di ogni giorno?

Si sente un forte boom, il cannone attualmente in servizio è un obice a fusto mobile della Prima Guerra Mondiale: il “botto” è ottenuto mediante un cartoccio a salve. 

Prima di questo più moderno, fu utilizzato un cannone campale da 75 mm., impiegato dall’Artiglieria del Regno d’Italia per aprire addirittura la Breccia di Porta Pia nel lontano 1870.

Una delle usanze che a Roma devi vedere ed ascoltare almeno una volta nella vita, fa veramente un certo effetto da vicino e non sono poche le persone che anche sapendolo, si spaventano.

Lo sparo dura proprio un attimo ma l’emozione è davvero unica, ogni giorno, ma soprattutto nei festivi, gruppi di persone arrivano anche un po’ prima per gustarsi tutta la marziale preparazione.

I soldati presenti si occupano di posizionare il pezzo e di armarlo.

Turisti e curiosi rimangono a bocca aperta.

Ma ci sono altre curiosità al Gianicolo?

Una volta assaporato questo antico rituale simil bellico, all’ingresso del Gianicolo, puoi trovare un edificio bellissimo che si chiama Porta San Pancrazio, che ora ospita un museo piccolissimo ma veramente eccezionale, da visitare gratuitamente. Museo che è stato aperto al pubblico nel 1976 con due sezioni: la prima riguardante la Storia garibaldina risorgimentale e la seconda la storia e le vicende della Divisione italiana partigiana Garibaldi.

Dà veramente una grande emozione potere ammirare da vicino la prima bandiera italiana, ormai lisa dal tempo.

Ma non solo, se continui la bella passeggiata puoi osservare un piccolo faro, un faro proprio come quelli che si trovano al mare.

Si tratta del Faro che gli italiani emigrati in Argentina regalarono all’Italia per il suo 50 anniversario dell’Unità d’Italia. E di sera produce ben tre colori: il verde, il bianco e il rosso, proprio come la nostra bandiera!

La balconata del Faro, che guarda verso il carcere di Regina Coeli, a cui è molto vicina in linea d’aria, era utilizzata fino a qualche tempo fa dai familiari dei detenuti per comunicare con i loro parenti: una pratica in effetti vietata, ma tollerata dalle forze dell’ordine, purché i messaggi riguardassero esclusivamente notizie importanti e urgenti.

Scritto da Federica Giancristofaro

Romana, perdutamente innamorata della sua città e della storia in generale.
Scrivo per passione e sono alla continua ricerca di storie da raccontare.

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